Inizia tuonando questo libro di Camilleri, tuonando contro un paese che di civilizzato ha poco, «foresta pietrificata fatta di corruzione, imbrogli, malaffare, indegnità, affarismo», cita Dante:
«Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie ma di bordello!»
Un’Italia dove «la tempesta era addivintata giornaliera macari a causa di un nocchiere ch'era megliu perdirlu ca truvarlu. Certo, le province delle quali l'Italia era donna ammontavano ora a chiossà di un centinaro, in compenso però il bordello era crisiuto in modo esponenziale».
Tuona contro la nostra civiltá: «La lurdìa, pinsò il commissario, oramà è il signo certo che in un dato posto c'è passato l'omo: dicino infatti che l'Everest è un munnizzaro e che perfino lo spazio è addivintato una discarrica.Tra decimila anni l'unica prova che supra la terra c'èstato l'omo sarà data dalla scoperta dei grannissimicimiteri di automobili rottamate, il monumento superstitedi una civiltà (?) che fu»
Ma i tuoni, come sempre succede da noi, lasciano presto il posto alla quiete, quella inoperosa che non si scandalizza piú, ed in questo caso anche ad un altro protagonista, il caldo, umido, afoso, che non permette di respirare, che ti asciuga i polmoni e ti bagna i vestiti. La totale incapacità di poter reagire a questo fenomeno atmosferico ti impedisce di coordinare movimenti, riflessioni, congetture. In esso affoga Montalbano, con la sua angoscia di uomo alle prese con un senso di invecchiamento che apre le porte a debolezze e preoccupazioni, che lo rende vulnerabile come mai prima alla bellezza, portatrice di turbamenti e di pulsioni difficili da dominare, che lo rende incapace di riflettere, di mettere a posto i tasselli di un puzzle e che lo lascia piangente e sconfitto:
«Natava e chiangiva. Per la raggia, per l'umiliazione,per la vrigogna, per la sdillusione, per l'orgoglio ferito»
Bel romanzo, da leggere ad agosto in Sicilia (come ho avuto la fortuna di fare), una lettura piacevole e veloce, amara e graffiante, come un grande Camilleri sa fare.
La ricetta: la pappanozza. Cipuddree patate fatte bollire a longo, po' messe dintra a un piattoe pressate con la parti convessa di una forchetta finoa quanno addivintavano un miscuglio. Condimento:oglio, un sospetto d'acìto, sali e pepe nìvuro macinatoall'istante.