Uno sguardo sulle mie letture

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venerdì

Novecento, Un monologo Di Alessandro Baricco

Un libro che parla dell'infinito e del finito, dell’umano sentimento di ammirare il primo ma sentirsi sicuri solo vivendo il secondo.  Novecento è questo. Un libro sul  più grande pianista di tutti i tempi, Danny Boodman T.D. Novecento, il cui nome è l’unica cosa complicata di tutto un racconto, che rimane, semplicemente ed ammirevolmente, il puro dispiegarsi di una gran bella storia.
Ed e’ curioso che a spingerci ad abbandonare questo amato finito non sia la voglia di altro, del diverso, ma al contrario la voglia di conoscerlo appieno, si sentirne il grido, quel grido che accompagnandoci dal primo istante della nostra vita non siamo in grado di percepire:
« Posso rimanere anche anni, qua sopra, ma il mare non dirà mai nulla. Io adesso scendo, vivo sulla terra e della terra per anni, divento uno normale, poi un giorno parto, arrivo su una costa qualsiasi, alzo gli occhi e guardo il mare: e lì, io l'ascolterò gridare»
Ma la paura, come a volte accade ad ognuno di noi, la vince sul nostro desiderio di conoscenza, e ci capita di arrenderci sentendoci impreparati per certe sfide «La Terra, quella è una nave troppo grande per me. E’ un viaggio troppo lungo. E’ una donna troppo bella. E’ un profumo troppo forte. E’ una musica che non so suonare. …è il pianoforte su cui suona Dio»
Non credo ci siano sfide che non si possano affontare, credo piuttosto che a volte di fronte a cio' che ci sembra troppo grande il nostro coraggio, le nostre convinzioni, i nostri ragionamenti, tutto noi stessi…crolla, senza preavviso, come un quadro
«A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, FRAN!, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, FRAN!, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, FRAN!. Non c'é una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. FRAN!. Cos'é che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, FRAN!. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quar to, FRAN!. Non si capisce È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio»
Non ci resta che sperare che al momento opportuno sapremo scendere dagli scalini della nostra adolescenza, della nostra citta, del nostro vecchio lavoro, di quella storia senza futuro, della consuetudine, della comodita, della sicurezza….della  vita, pur amando il finito che ci lasciamo alle spalle ma fiduciosi piu' che paurosi dell’infinito che ci aspetta alla fine della scala.