Uno sguardo sulle mie letture

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martedì

Il seggio vacante By J.K. Rowling


Barry Fairbrother, consigliere comunale e allenatore della squadra di canottaggio femminile della scuola superiore, muore improvvisamente, lasciando un “seggio vacante” in seno al consiglio comunale. Molti, davanti alla potenziale realizzazione del desiderio di occupare quel seggio, daranno sfogo ai loro sentimenti più viscerali, più autentici. La Rowling non è buonista, non è didascalica, non è retorica, non spiega ma racconta, dipinge una quotidianità  piccola, meschina, sincera, vigliacca, timorosa, fiduciosa, dolorosa, ironica, rabbiosa, delusa, emotiva, violenta, impaurita, vincente ma giá condannata; dipinge una quotidianità che ci appartiene come il dolore e la gioia, il mattino e la sera. Ogni personaggio é inquadrato da più angolature, allontanandosi dalle figure bidimensionali del "buono" o "cattivo", persone reali, le cui scelte saranno determinate dalla loro personalissima storia pregressa sempre magistralmente descritta.
 Stiamo guardando i nostri padri, le nostre madri, i nostri fratelli e sorelle, i nostri amici, i nostri vicini, noi stessi? Ci vediamo così come ci vedrebbe la gente se non avessimo una maschera di serenità e compostezza? Si ha la sensazione che la Rowling abbia spiato in fondo all’anima dell’attuale societá, parlando di cose che spesso neghiamo anche a noi stessi, d’altronde lei e’ sempre riuscita a farmi sentire parte del mondo che racconta. In questo libro parla di persone che tutti possiamo aver incontrato, una madre che diventa anche figlia, una figlia che ambisce ad essere madre, i forti che vengono sbugiardati dalle loro debolezze, i deboli che parlano con piú autorevolezza di quanto ci potremmo aspettare. Tutto è collegato in questo libro, tutto è legame, un intricato ma evidentissimo legame di prospettive tridimensionali; siamo un domino e nessuno di noi è immune dalla responsabilità di ciò che succede agli altri, questo a Pagford come in tutto il resto del mondo, in qualunque tempo. Un legame che forma, volenti o nolenti, una comunità di persone, ed é attraverso questo legame che ogni cosa viene sviscerata, l'ipocrisia e la sincerità, l'onestà degli intenti e l'opportunismo pragmatico, la lealtà ed il tradimento, il decoro (finto) e il degrado (vero) e, in tutto questo continuo divenire, l'inevitabile cambiamento che si abbatte su un sistema, qualunque esso sia, quando gli equilibri vengono scossi. Molte cose hanno suscitato in me degli interrogativi, ma uno piú degli altri ancora affolla i miei pensieri una volta chiuso questo libro: i figli. I figli di oggi, di questa società, i figli italiani o stranieri, benestanti o emarginati, coccolati, viziati o seviziati… a che spettacolo oggi stanno assistendo? Cosa si porteranno dietro di questi anni? Con quali occhi ci guarderanno? Con quali parole o gesti cercheranno, disperatamente, di parlarci?

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La citazione:
Lo sbaglio che faceva il novantanove per cento dell’umanità, secondo Ciccio, era quello di vergognarsi di se stessi: mentire su come si è, cercare di essere qualcun altro. La sincerità era il punto di forza di Ciccio, la sua arma, la sua forma di difesa. Le persone sincere spaventavano, scandalizzavano. Gli altri, aveva scoperto Ciccio, affondavano nell’imbarazzo e nella simulazione, atterriti al pensiero che la loro verità potesse trapelare; Ciccio era invece attratto dalla schiettezza, da qualunque cosa, anche brutta, fosse autentica, dalle cose sporche che in quelli come suo padre suscitavano umiliazione e disgusto.