Uno sguardo sulle mie letture

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lunedì

Me parlare bello un giorno, di David Sedaris

La letteratura è un'arte magica, può trasformare con le sue affascinanti alchimie anche le realtà più grigie per ripresentarcele sotto aspetti inattesi, nuovi e originali, ironiche senza essere ciniche, misurate e caustiche al tempo stesso. Le storie di Sedaris sono da molti considerate il meglio di quanto questo tipo di letteratura oggi sia in grado di offrire, ed io sono diventato parte di quei molti.

David Sedaris e’ un umorista newyorchese di origini greche che dalle frequenze di Public Radio International spargeva aneddoti al vetriolo ed impietosi racconti autobiografici nel celebre programma This American Life. La sua vita non è certo la classica epopea americana del self made man, quanto piuttosto la biografia stralunata, blasfema e bonaria di un dropout che ha fatto della propria goffaggine, della propria fastidiosa mancanza di fascino, la sua croce e delizia. Il suo punto di vista è disincantato, curioso, ironico e tenero, brutalmente onesto e irresistibilmente sconveniente.

Nel libro “Me parlare bello un giorno” racconta la sua eroica resistenza ai tentativi di una logopedista nel correggere un difetto di pronuncia, le spassose imprese con Victor Mancini, nano insegnante letteralmente ossessionato dai seni femminili, la sua vita in Francia (il titolo del libro fa riferimento alle difficoltà di costruzione delle frasi in francese), in un campionario di inettitudini assortite e quotidiani paradossi.
Io ho vissuto in Francia tre anni e leggendo questo libro ho ricordato i penosi incoraggiamenti dei Francesi al mio primo minuscolo campionario di parole:

«Quando l’estate successiva andai in Francia, conoscevo soltanto l’equivalente francese della parola cavatappi. Dissi “cavatappi” all’aereoporto, “Cavatappi” sul treno per la Normandia, e “Cavatappi” quando mi trovai di fronte a quel cumulo di sassi che era la casa di campagna di Hugh. Non c’era acqua corrente, non c’era elettricità e nemmeno un posto dove comprare i tubi e i fili necessari qualora a uno fosse venuta voglia di vivere con un impianto idraulico o con la corrente elettrica. E non essendoci nulla di decente da comprare, va da sè che la gente mi accolse con grande entusiasmo. Sarebbe stato lo stesso se un francese fosse venuto in visita che so, Knightdale in Carolina. “Santo cielo” avrebbero detto tutti. “Tanta strada per venire a vedere noi?”. Avessi avuto un vocabolario più ampio, avrei potuto rispondere: “Emh, no, non esattamente”. Ma in quella circostanza offrii l’unica risposta possibile: “Cavatappi”.
“Oh cavatappi” mi dicevano, “Lei parla molto bene.” »

Ho riso spassosamente ricordando con quale sicurezza noi italiani prendevamo in giro ogni straniero che ci circondasse, di faccia a faccia, parlando in italiano, rischiosamente presupponendo che nessuno potesse comprenderci.

Sedaris dice di se:

“Sono così felice di avere a disposizione tante stronzate ed esperienze umilianti che ho vissuto in passato! Ci penso su e mi dico: wow, è una storia bellissima! Perché se ti metti a scrivere delle stronzate e delle umiliazioni per come le hanno vissute altri, ti giuro che non funziona. Cioè, puoi farlo, ma ti riesce molto meglio se racconti che autentica merda sei tu. E' molto più facile in questo modo! E io sono il personaggio più stronzo in ciascuno dei racconti di questo libro - ma è tutto vero, non c'è nulla di finto. Te lo giuro: io sono la merda più merda che ci sia. Cioè, posso anche fare finta, ma la verità è che mi faccio parecchio schifo”.



David Sedaris
Me parlare bello un giorno
Mondadori, pp.269, euro 15,00 (traduzione di Matteo Colombo)

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