Uno sguardo sulle mie letture

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venerdì

Uomini che odiano le donne, di Stieg Larsson


Ho acquistato Uomini che odiano le donne, primo capitolo della trilogia Millennium, in seguito alla pletora di amici e persone che stimo che insistevano nel consigliarmelo. Non faccio parte di quelli che a priori non leggono i casi editoriali, in quanto non sopportano di seguire le masse e le loro letture; tra i bestseller ci sono libri di qualità letteraria indiscussa, se poi le case editrici riempiono di fascette idiote le copertine dei libri è un problema che non deve minimamente influenzare il lettore serio. A frenarmi fino ad ora è stato il mio non-amore per i gialli, ed iniziare una trilogia di oltre 2000 pagine significa non leggere altro per tutte le vacanze. Ma è estate, ed a un thriller, si sa, non è affidato l’alto compito di “fare letteratura" e tanto meno ci si aspetta che le sue pagine siano cesellate da ornamenti prosaici aulici. Un poliziesco è un libro per tutti, un compagno scanzonato che ci accompagna durante i tempi morti, stuzzica la curiosità e aguzza l’ingegno senza mai diventare aristocratico; bisogna sfogliarne le pagine con leggerezza, e cosi ho fatto .

Due parole sull’autore: Stieg Larsson e’ morto cinquantenne nel novembre del 2004 ancor prima di vedere pubblicato il suo libro d’esordio. Da sempre attivo per la libertà di parola, per la lotta contro il razzismo ed i movimenti di estrema destra, contro la violenza sulle donne, il giornalista ha ricevuto minacce da gruppi di naziskin e organizzazioni similari. Dopo un lungo tragitto fatto di indagini ed inchieste approfondite su questi argomenti, ha iniziato un progetto che originariamente intendeva, con dieci romanzi, mettere a nudo vizi e difetti della società svedese. La prematura scomparsa dell’autore ha bloccato quest’arduo compito al terzo episodio della saga.
In breve la trama: sono passati molti anni da quando Harriet, nipote prediletta del potente industriale Henrik Vanger, è scomparsa senza lasciare traccia. Da allora, ogni anno l'invio di un dono anonimo riapre la ferita dell'anziano Henry, un rito che si ripete puntuale e risveglia l'inquietudine di un enigma mai risolto. Henrik Vanger decide quindi di tentare per l'ultima volta di fare luce sul mistero che ha segnato tutta la sua vita. L'incarico di far emergere la verità dal lontano passato è affidato a Mikael Blomkvist che si avvale dell'aiuto di Lisbeth Salander. Ne nasce un mistery della "camera chiusa", questo è il termine che si usa per indicare i delitti che avvengono in uno spazio ben definito, e in cui il numero dei sospetti è, proprio in ragione dello spazio circoscritto, limitato ad una ristretta cerchia di individui.
La violenza sulle donne è il filo conduttore di tutto il romanzo, non solo per la presenza di donne maltrattate e abusate, ma anche per la scelta dell'autore di iniziare ogni capitolo con dati statistici relativi a questa problematica, continui riferimenti alla società svedese che sembra nascondere sotto il mantello del welfare un insieme di problemi e comportamenti devianti di non facile risoluzione: una donna su tre è vittima di molestie, il 18 per cento delle donne al di sopra dei quindici anni minacciato almeno una volta da un uomo. Larsson denuncia una realtà sempre sottostimata ma presente in modo più o meno appariscente in tanti rapporti. Il libro non approfondisce il perché di questo fenomeno, si limita a scandire con queste notizie l'avanzare della narrazione, quasi a ricordare al lettore che la storia è di fantasia, ma la violenza in giro è reale. Il contrasto tra questa realtà e la Svezia può sembrare stridente ma al contrario nella narrazione risulta molto intrigante. Il mio ricordo di Stoccolma è caratterizzato dalla luce che avvolgeva questa città, una luce fredda ed eterea, che sembrava non venire dal sole, ma dall’aria stessa. Allontanandomi dalla città inoltre ti colpisce un acuto senso di tranquillità, di solitudine, di pace. Per chi è abituato alla brulicante umanità delle grandi città, può apparire quasi alienante percorrere chilometri prima di incontrare anima viva. Rivivere queste atmosfere nel libro è stato emozionante, ed il contrasto fra l’ambientazione e gli efferati crimini che vi sono stati commessi è solo uno degli aspetti che rendono così avvincente questo thriller. Un altro fattore d’eccellenza del libro è la caratterizzazione psicologica dei personaggi, di gran fascino, originali e ben definiti, con una storia alle spalle che ne giustifica i comportamenti. Eroi ed eroine imperfetti come Mikael Blomkvist, fascino irresistibile, onnivoro appetito erotico, brillante giornalista economico di grande credibilità, direttore del mensile Millennium (una sorta di Report in versione giornalistica). L’altra protagonista è Lisbeth Salander, ventiquattrenne pallida di una magrezza anoressica, acuta ancorché problematica, dotata di qualità capaci di portare chi la conosce sull'orlo della disperazione; una squatter-hacker geniale ma dalla personalità asociale e disturbata, spigolosa ed introversa, con un passato e un presente dove la violenza gioca un ruolo determinante. Si guadagna il pane ficcando il naso negli affari degli altri, un’eroina che si fa spazio nel cuore dei lettori con la stessa facilità con cui riesce a penetrare nelle vite degli altri attraverso il suo computer. Con due personaggi cosi chi non vorrebbe essere nei panni del seduttore inconsapevole, che combatte dalla parte del bene? Chi, leggendo la prima parte che presenta col contagocce la strana Lisbeth, non desidera saperne ancora, finendo per godere della sua vendetta nei confronti di uno di loro, uno degli uomini che odiano le donne?
Ci sono anche degli aspetti che mi hanno convinto poco durante la lettura. La redazione giornalistica del Millennium ad esempio, praticamente questa rivista la fanno in tre e non si capisce chi scriva cosa. Eppure il valore aggiunto della narrazione dovrebbe essere proprio l’esperienza personale dell’autore. Ci sono inoltre molte, troppe pedine nei giochi di indagine che intrecciano le varie vicende, l’infodumping risulta a volte eccessivo in alcuni passaggi, e l’azione e’ carente per buona parte del romanzo. Carlo Fruttero per darne un giudizio cita il compositore francese Ravel che polemizzando con certi artisti del suo tempo, definiva la loro produzione “musique de robinet”, musica di rubinetto, quella che poteva andare avanti all’infinito, sempre eguale. Io, signor nessuno, non sono d’accordo, e’ vero che e’ un thriller a lievitazione lenta, e durante le prime cento pagine ci si sente navigare al buio, ma la scrittura ha una straordinaria alchimia che poco alla volta appassiona, avvolge, intriga. La trama avvince ed avanza con la sicurezza di una corazzata, coinvolge, emoziona, sorprende. Stupisce la capacità affabulatoria dell'Autore, la prosa di Larsson, nella sua disarmante semplicità, è il canto delle sirene per Ulisse, è che come una matassa invischiante il lettore, che si trova intrappolato in quella luce, in quell’aria rarefatta in cui sono immersi i personaggi del libro. Mai, come nel caso di questo scrittore prematuramente scomparso, è valso tanto il detto: non importa tanto quello che dici, ma come lo racconti.
C'è una grande assente nella narrazione: la famiglia cosiddetta naturale, quella per intenderci composta dai due sposi con i loro figli. Le persone coinvolte nella storia sono invece costantemente impegnate in tutti i triangoli e combinazioni possibili d’amori omo ed eterosessuali. Il tutto con molto rispetto, leggerezza e naturalezza ma, nonostante lo sforzo dell'autore, l'impressione è che anche nel terzo millennio senza la famiglia non si vada molto lontano, che nella società triste e fredda rimangono solo individui in fuga dalla solitudine, sballottati qua e là dai casi senza senso della vita, con l'amore usa e getta come antidepressivo.

Stieg Larsson
Uomini che odiano le donne (Män som hatar kvinnor)
Marsilio2007. ISBN 88-317-9332-2
Pagine 688
Prezzo 19,50 euro


Dice il Saggio: l'innocenza non esiste, esistono solo diversi gradi di responsabilità.

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