Uno sguardo sulle mie letture

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mercoledì

Dieci piccoli indiani, di Agatha Christie


“10 piccoli indiani”, o “10 piccoli negretti”? Forse meglio .. “and then there were none/e nessuno ne restò”. Poco importa, perché la canzone “Ten Little Nigger Boys” (del 1868, con evidenti richiami dispregiativi e razzistici per i neri liberati) scandirá comunque i passi della morte in un bel giallo firmato Agatha Christie.
Una canzone, ma due possibili finali «He got married and then there were none» o «He went out and hanged himself and then there were none», uno usato nel giallo e l’altro, decisamente piu’ ottimista, scelto dalla Christie per la sua trasposizione teatrale. Protagonisti in entrambi i casi un gruppo di....rei non confessi:
«in quel silenzio si udì la Voce. Improvvisa, inumana, penetrante – Signore e signori! Prego, silenzio! Tutti sussultarono. Si guardarono attorno, si fissarono l’un l’altro, scrutarono le pareti. Chi parlava? La Voce continuò. Una voce alta e chiara. – Siete imputati delle seguenti colpe…».
Sullo sfondo della vicenda la sinistra filastrocca, la cui musicalità quasi bambinesca contrasta con il triste presagio che reca con sè. Un giallo, in cui manca il tipico personaggio dell'investigatore ad aiutare il lettore a risolvere il caso: nessuna Miss Marple a cui aggrapparsi nei momenti bui, nessun Poirot dal quale farsi spiegare con un certo sollievo il come e il perchè del delitto...niente di niente! L'indagine sulle morti avvenute sull'isola è lasciata ad esclusivo appannaggio dei personaggi stessi, i quali, ciascuno con la propria indole e le proprie debolezze, formulano tesi ora sull'uno ora sull'altro. Questo meccanismo rende possibile una completa assimilazione tra il lettore ed i personaggi, a tutto beneficio della lettura che risulta brillante ed estremamente scorrevole. Per tutti e dieci è stato predisposto un paniere di statuine in porcellana raffigurante dieci piccoli negretti, ad ogni omicidio una statuina di porcellana viene rotta…da chi? Da UNO? Da UN Owen/Unknown?  Da uno sconosciuto? Peggio, da un assassino travestito da vittima, da uno di loro ; e cosí i superstiti di volta in volta assumono le vesti di investigatore, sospetto e prossima vittima, e la propria innocenza può essere mostrata solo con la morte, troppo tardi.
 Ma allora la sequenza delle morti non dovrebbe lasciare adito ad alcun dubbio…l’ultimo negretto e’ l’assassino; giá, non dovrebbe, ma si è infranta l'ultima statuina, si proprio l’ultima, «e nessuno ne restò».
Libro consigliatissimo per questo periodo estivo, mi ha saputo regalare infatti ben più di un isolato brivido, talmente perfetto da dover aspettare la confessione dell'assassino per comprendere come sia stato possibile realizzare una tale crimine.
Vorrei raccontarvi il finale teatrale/Hollywoodiano, ma non posso farlo senza tradire il finale del libro, e perdonatemi, farlo e’ un peccato capitale. Ma per gli amanti del lieto fine ve ne segnalo l’esistenza, se la stessa Aghata lo ha avallato non e’ certo un peccato preferirlo:
Dieci Piccoli Indiani, di René Clair, 20th Century Fox, Usa, 1945, 106 minuti in bianco e nero.

« Non dico che sia il lavoro che preferisco, (...) ma credo però che, sul piano tecnico, sia la cosa migliore che ho scritto. », firmato: Agatha Christie

La Frase: «Il vecchio indugiò un momento prima di scendere. Alzò solennemente una mano e ammiccò con gli occhi cisposi. – State all’erta e pregate – disse – State all’erta e pregate. Il giorno del giudizio è vicino…. Il giorno del giudizio è molto vicino»