Mark
Twain: “Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per
quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro.
Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite.”
Questo
libro è tante cose, è un viaggio, il viaggio di una vita ed il viaggio della
vita, è un racconto brillante, allegro, ma anche drammatico, è una storia
d’amore, la storia di Ella malata di tumore, e John, malato di Alzheimer. E’ la
storia di due ottantenni che hanno tutte le miserie della vecchiaia, se la
fanno addosso, quando cadono non sanno rialzarsi, sono riottosi, stanchi e
ripetitivi, eppure commuovono e appassionano perché profondamente umani.
Ella
piu di John e’ un personaggio che ho amato, ammirato, una donna fantastica,
combattiva, simpatica e caparbia, capace di non perdersi mai d’animo, un paradosso vivente di fragilità fisica e possente
determinazione.
Hanno
deciso di concedersi un ultimo viaggio insieme, in memoria dei vecchi tempi da
giovani camperisti ma anche per concludere la loro vita, sempre insieme,
rifiutando un finale scritto. Sono due persone semplici, nessuna vergogna nel
confessare che Disneyland per loro è una meta importante: ci sono stati con i
figli quando erano bambini, ci vogliono tornare adesso che sono quasi bisnonni,
pieni di acciacchi infernali. E cosi Ella molla la chemio, sorvola sui rischi dell’Alzheimer
del marito e si parte, si mollano le cime: “Alla nostra età nessuno apprezza la
leggerezza, proprio quando ce ne sarebbe più bisogno”.
Attraversare
l’America seguendo la storica Route 66, Illinois, Missouri, Oklahoma, Texas,
New Mexico, California, un viaggio solo loro due, il camper, le loro malattie e
le loro diapositive proiettate su un lenzuolo bianco, tenera imagine di due esseri
che riguardano cinquant’anni di quotidianità, viaggi, vacanze, lavoro,
pasti, figli, decisioni su mutui, scuole, college, debiti, carrier; il passato come
trampolino per il presente e viatico per il futuro.
Tantissimi
incontri nascono on the road, Ella e John si imbatteranno per strada con
hippies che brindano con i nostri nonnini, criminali che tentano di derubarli,
ragazzini già alle prese con una figlia da accudire, camerieri, impiegati
d’albergo, benzinai… e cosi alle numerose diapositive portate con sé si
aggiungeranno tanti altri fotogrammi, nuovi scatti consumati via via per
strada, utili quasi a cercare disperatamente ma anche con dignità e coscienza,
di fermare il tempo.
Un viaggio pieno di amore, avvenimenti buffi, teneri,
drammatici, con l’amore che li tiene in vita, sempre, anche quando le cose
sembrano precipitare; la voglia di scoprire, di non arrendersi, di combattere,
di non gettare la spugna, attraverso numerosi ostacoli, sgretolando il senso
comune e canoniche norme del vivere. La loro non è una fuga disperata, dettata
dalla folle paura della morte che si intende evitare a tutti i costi, il loro è
il saldo desiderio di restare insieme, fortemente uniti, di dimostrarsi ancora
cio’ che fin da ragazzi non hanno mai smesso di concedersi: amore incondizionato, grande attenzione l’uno
per l’altro, forte indipendenza dagli altri, mano nella mano, tante risate, il
capirsi al volo senza l’utilizzo delle parole.
La dimostrazione piu’ grande di potercela fare INSIEME, liberi di
decidere la strada da percorrere. Perché, forse, l’unica vera, grande,
terribile paura, è una sola: quella di rimanere soli, senza l’altro, senza
l’altra.
La citazione:
"E’
questo che mi piace delle vacanze. Tutto rallenta. Vivi tante esperienze in
poco tempo. Perdi il conto dei giorni. Il tempo rallenta come in sogno. Quanto
al tempo che trascorre tra una vacanza e l’altra, è tutto un altro paio di
maniche. E’ come se trascorresse in apnea, un mormorio prolungato di giorni,
mesi, anni, decenni.” “Ce ne stiamo seduti nel camper a bere succo, mangiare
uva e salatini al formaggio. È una bizzarra sensazione, non so se vada tanto
bene, ma non ho nessuna voglia di avventurarmi sul retro e cercare qualcosa di
più nutriente. Sono già abbastanza felice di avere appetito. L’uva è saporita,
scura e succosa; e mi metto un tovagliolo di carta attorno al collo. Nessuno di
noi parla. John di tanto in tanto si limita ad emettere un grugnito
compiaciuto. È bello, così, è bello tacere. Parlare rovinerebbe tutto Per un
attimo, potrei piangere dalla felicità. È per momenti come questo che amo tanto
viaggiare, la ragione per cui ho sfidato tutti. Noi due insieme, come siamo
sempre stati, senza parlare, senza fare niente di speciale, semplicemente in
vacanza"