Uno sguardo sulle mie letture

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martedì

Il gioco di Gerald, di Stephen King

Nessun dubbio sulla capacità di narrazione di King: un solo personaggio, una sola stanza, un arco temporale ininterrotto di neppure trenta ore. Basterebbe un racconto di sole 20 pagine per descrivere l'accaduto, invece incredibilmente King dà vita a un dialogo folle, e solo apparentemente irrazionale, fra diverse parti del subconscio di Jessie, la quale ripercorre episodi che hanno segnato la sua vita da quando era bambina. Un libro sui giochi perfidi di una mente ottenebrata, ai confini della follia, in atmosfere sottilmente surreali, insidiosi flashback che si intrecciano con un il dolore fisico della protagonista, i suoi fantasmi, le visioni, la fame e la sete, l'oscura presenza di un uomo nell'angolo che non muove un muscolo per salvarla.  Tutto e’ costruito per legarvi alle vicende di Jessie, la Brava Mogliettina Burlingame, della femminista mezza matta Ruth, del Frugolino del papa, che poi sono tutte la stessa donna.
Non una storia d’orrore ma comunque estremamente angosciante. Purtroppo in certe parti si è quasi tentati di sbirciare qualche pagina più avanti per vedere cosa sta per succedere, si ha voglia di saltare quelle descrizioni dei malesseri che sembrano essere copia fedele di un'enciclopedia medica. A tratti quindi l'immedesimazione è difficile, le lettura non faticosa ma neppure entusiasmante. Ma solo a tratti. La lettura di questo libro somiglia a un incubo dal quale si vorrebbe subito uscire ma è necessario arrivare fino in fondo per potersi risvegliare e, come se non bastasse, anche il finale riserva qualche interessante passaggio macabro e cruento.
Particolarmente apprezzabile il cross over con il romanzo subito successivo, “Dolores Claiborne”, con lei bambina che si rintana nella stanza e “vede” Dolores (come Dolores “vedrà” Jessie nel libro successivo).