Nessun dubbio sulla capacità di narrazione di
King: un solo personaggio, una sola stanza, un arco temporale ininterrotto di
neppure trenta ore. Basterebbe un racconto di sole 20 pagine per descrivere
l'accaduto, invece incredibilmente King dà vita a un dialogo folle, e solo
apparentemente irrazionale, fra diverse parti del subconscio di Jessie, la
quale ripercorre episodi che hanno segnato la sua vita da quando era bambina. Un
libro sui giochi perfidi di una mente ottenebrata, ai confini della follia, in
atmosfere sottilmente surreali, insidiosi flashback che si intrecciano con un il
dolore fisico della protagonista, i suoi fantasmi, le visioni, la fame e la
sete, l'oscura presenza di un uomo nell'angolo che non muove un muscolo per
salvarla. Tutto e’ costruito per legarvi
alle vicende di Jessie, la Brava Mogliettina Burlingame, della femminista mezza
matta Ruth, del Frugolino del papa, che poi sono tutte la stessa donna.
Non una storia d’orrore ma comunque estremamente
angosciante. Purtroppo in certe parti si è quasi tentati di sbirciare qualche
pagina più avanti per vedere cosa sta per succedere, si ha voglia di saltare
quelle descrizioni dei malesseri che sembrano essere copia fedele di
un'enciclopedia medica. A tratti quindi l'immedesimazione è difficile, le
lettura non faticosa ma neppure entusiasmante. Ma solo a tratti. La lettura di
questo libro somiglia a un incubo dal quale si vorrebbe subito uscire ma è
necessario arrivare fino in fondo per potersi risvegliare e, come se non
bastasse, anche il finale riserva qualche interessante passaggio macabro e
cruento.
Particolarmente apprezzabile il cross over con il
romanzo subito successivo, “Dolores Claiborne”, con lei bambina che si rintana
nella stanza e “vede” Dolores (come Dolores “vedrà” Jessie nel libro
successivo).