Uno sguardo sulle mie letture

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giovedì

Eva dorme Di Francesca Melandri


Nell’undicesimo libro de “Il Paradiso perduto” di Milton, l’arcangelo Michele dà un sonnifero ad Eva per non farle sentire ciò che sta per rivelare ad Adamo:  la storia futura dell’umanità. Eva Huber, è una donna affermata, organizzatrice di eventi, benestante, ma anche lei e’ ignara della storia, della propria storia. Per comprenderla Eva parte, un viaggio nel viaggio;
Un viaggio nella storia dell’Italia, quando vinta la prima guerra mondiale annette il sud Tirolo, zona etnicamente tedesca. Durante il fascismo il regime decide di italianizzare la regione, sia favorendo l’immigrazione di italiani che passano da meno di diecimila nel primo dopoguerra ad oltre centomila nel secondo, sia imponendo l’”Opzione”, un accordo firmato da Hitler e Mussolini secondo il quale gli altoatesini si sarebbero potuti trasferire nella Germania nazista  e che di fatto serviva per espellere gli autoctoni che non prendevano cittadinanza italiana (sono quasi 70.000 a trasferirsi nel terzo Reich). Per chi resta vengono imposti divieti odiosi, come quello di non parlare tedesco, mentre i toponimi originari vengono sostituiti con derivati dall’italiano. Nel dopoguerra anche se il fascismo è caduto, il trattamento iniquo nei confronti degli altoatesini nella sostanza non cambia. Seguono anni di attentati, rappresaglie, militarizzazione del territorio con la costituzione ad hoc di un corpo speciale dei carabinieri. In questo quadro di violenza, e di graduale scomparsa delle più elementari norme del diritto, accaddero anche episodi estremamente gravi o che avrebbero potuto diventarlo. Come quello della mancata rappresaglia di Montassilone, il 13 settembre 1964, in val Pusteria dove in seguito all’omicidio di un carabiniere, gli abitanti del borgo rischiarono di essere fucilati per ordine di un colonnello dell’arma che aveva perso la testa.
Un viaggio nella geografia dell’Italia, 1397 chilometri in treno, dalla sua terra di mezzo, che Eva  «chiama Südtirol ma in italiano si dice Alto Adige, visto che la differenza è sempre stata quella, da dove la si guarda: da sopra o da sotto», attraverso tunnel con  striscie bianche che corrono a zigzag nel buio della galleria, con «Aranciatacquamineralecocapizzettepanini!», fino alla «visione del vasto arco dorato della costa calabrese, intervallata da fragorose oscurità: un tunnel dopo l’altro dopo l’altro. Sembra un film proiettato così lentamente da lasciar distinguere le strisce nere tra i fotogrammi». Infine la luce che «In montagna è fatta di aria e di vento, il gelo la scaglia da grandi altezze come un dardo appuntito; » ed al sud diventa  «luce liquida, densa, che non colora le cose ma ne mescola gli umori. »
Un viaggio a ritroso nel tempo, durante il quale Eva potrà riconciliarsi con le vicende private vissute da bambina senza padre.  Ce n’era stato uno, che avrebbe voluto e potuto farle da padre, salvo poi sparire senza dare più sue notizie per decenni. Ora che sta morendo, però, la chiama: vuole rivederla. Eva non ha dubbi: parte. «Solo una volta nella vita mia madre è stata certa dell’amore per un uomo, e io di quello di un padre – racconta – mentre tutti gli altri sono passati come acquazzoni estivi: ci hanno infangato le scarpe, ma lasciato i prati secchi». Quell’uomo è il carabiniere calabrese Vito Anania, spedito dall’Arma a pattugliare quelle terre rese inospitali dal terrorismo  «Avevano occhi di velluto e ciglia lunghe come bambine e, pur con le uniformi e le armi, non ci riuscivano proprio a restare marziali e anche se forse erano spaventati avevano ancora abbastanza leggerezza da fare i complimenti alle ragazze». Vito è uno di loro, quando lo promuovono brigadiere e lo assegnano al vettovagliamento della caserma si preoccupa di pagare i debiti accumulati con i commercianti locali da coloro che lo avevano preceduto. Se gli altri avevano fatto la cresta sulle forniture, lui avrebbe combattuto contro quel legittimo risentimento anti-italiano: «Li avrebbe convinti uno a uno: non tutti gli italiani sono truffatori. Anche così, pensava, si serve la patria».
Un romanzo con uno sviluppo corale, ricco di affettività, la voce di un io narrante sempre calda e carica di tenerezza, che dà un senso di pienezza vitale e leggera, anche nella descrizione dei drammi personali e collettivi.
La foto di copertina che ritrae una donna sola davanti allo spettacolo delle montagne, ricorda i quadri di Edward Hopper, dove esseri umani e paesaggi vivono in una dimensione di perfetta e struggente solitudine. Dormi Eva, cullata da queste montagne, lasciati andare al «sonno dei feti, di creatura e di creatore insieme, il sonno di un dio che sogna l’inizio del tempo: il proprio».
 La citazione:
E ora sto abbracciando mia mamma perché nulla e nessuno ci può risarcire di ciò che abbiamo perduto, neppure coloro che sono colpevoli di quelle perdite, né quelli che direttamente o meno ne sono stati l’origine o la causa, e alla fine, quando tutti i calcoli sono stati fatti e abbiamo chiaro chi ha tolto cosa e a chi e perché, e i crediti e i debiti e tutta la partita doppia delle colpe e dei risentimenti è ordinata e precisa, l’unica cosa che conta è questa: che ci possiamo ancora abbracciare, senza sprecare più nemmeno per un istante la straordinaria fortuna di essere ancora vivi.