Uno sguardo sulle mie letture

Uno sguardo sulle mie letture

domenica

Anna Karenina di Lev N. Tolstoj

Ultimamente mi sento un po…gemelli, un po  Càstore e un po Pollùce, un po Arnold Schwarzenegger (poco), e un po Danny DeVito (tanto). Chiaramente la mia lettura di Anna Karenina, ne ha risentito. E con questa dicotomia da lettore mi sono immerso nella vita della bellissima ed aristocratica Anna
«l' animazione trattenuta che balenava sul volto di lei e svolazzava tra gli occhi scintillanti e il sorriso appena percettibile , che incurvava le sue labbra vermiglie. Come se un’abbondanza di qualcosa colmasse talmente il suo essere , da esprimersi all' infuori della sua volontà ora nello scintillio dello sguardo , ora nel sorriso»
Sono partito per un viaggio alla scoperta della storia della donna che ha sfidato le regole, i precetti, le abitudini del suo tempo, combattuta tra la fedeltà imposta dal sacro vincolo del matrimonio e la passione struggente per un uomo molto più giovane di lei. Ho provato a sentire questo vento rivoluzionario che ha imperversato in un'epoca ottocentesca regnata da omologazione e ristrettezza sentimentale. Ho seguito trepidante l’inizio della tragica passione per il brillante Vronskij «“Perchè siete in viaggio?” disse, lasciando cadere la mano che stava per aggrapparsi alla colonnina. E sul suo viso splendevano l'animazione e una gioia incontenibile. “Perchè sono in viaggio?” ripeté egli, guardandola proprio negli occhi. “Voi lo sapete, io sono in viaggio per essere dove siete voi- disse- non posso fare altrimenti». La stella emergente della società russa Vronskij, che non riesce più a staccarsi da Anna perchè «Riconosceva solo a se stesso l'indubitabile diritto di amare lei».
Ho letto nelle tante coppie descritte la lotta tra il valore di una promessa d’amore e la forza travolgente della passione «È una cosa celeste, quando ho vinto / le mie brame terrene; / quando però non m'è riuscito, / ne ho pur avuto un gran bel piacere!».
 E fra questi dilemmi, le lotte di queste famiglie per la sopravvivenza «Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo» governate da leggi indiscutibili «Per intraprendere qualcosa nella vita familiare, sono indispensabili o un completo dissidio fra i coniugi o un amorevole accordo. Quando invece i rapporti fra i coniugi sono indefiniti e non c'è né l'uno né l'altro, nulla può essere intrapreso».
Con uguale buona predisposizione ho fatta mia la storia dell'amore pulito tra Levin e Kitti, iniziata cosi romanticamente «quello che in lei lo coglieva sempre di sorpresa era l'espressione degli occhi, miti, tranquilli e sinceri, e in particolare il suo sorriso, che trasportava sempre Levin in un mondo incantato, dove lui si sentiva ingentilito e intenerito, come poteva ricordare di essere lui stesso in rari giorni della sua prima infanzia».
Penso di aver fatto tutto bene, ma mi sono ugualmente perso.  Questa narrativa russa non mi appassiona, innanzitutto è lunga, troppo lunga, altro che vecchi falsi stereotipi, sarà colpa dell'inverno, dovranno stare troppo tempo in casa per colpa del clima rigido ed allora si mettono a scrivere. Eppure a giudicare dalla superficiale conoscenza delle poche donne russe incrociate nella mia vita direi che alternative piacevoli alla scrittura ci sono anche d'inverno. Pensate che il De Vito in me tifava spudoratamente per Vronskij, che ha sacrificato una brillante carriera militare, ha cercato di tranquillizzare molte delle seghe mentali di Anna, e alla fine ne esce come unico colpevole, e quando già speravo che ricominciasse a vivere egli piuttosto va a farsi nobilmente ammazzare dai turchi.
E che dire dell’altra coppia,, Kitty, che dopo aver sbroccato per l’uomo sbagliato invece di andare a chiedere scusa al suo uomo va a fare la crocerossina in un centro termale in Germania, esattamente il posto e l'attività divertente che ci vogliono per una giovinetta in crisi. E quel povero Levin? La sposa e va a vivere nella sua campagna, ma per far nascere il bambino non si può mica stare li, è plus chic andare a Mosca e dissanguarsi economicamente. Meno male che al ritorno in campagna si è allietati dalla visita di parenti parassiti e di intellettuali strambi. E ci credo che in questo clima a furia di filosofiche letture e di colti ragionamenti, si distende sul prato e scopre la religione. Che, bisogna ammetterlo, dopo non so più quante pagine passate a parlare della mietitura del fieno nella campagna russa del XIX secolo, della forza lavoro e del socialismo, è pur sempre un bel miglioramento...
Scusate, non volevo essere irriverente, ma leggo tutti i commenti a questo libro come se fosse il massimo dei capolavori, ed io, che sicuramente sono l’ultimo degli ignoranti, mi sono invece annoiato, non sempre ma spesso. Almeno ho preferito prenderla con umorismo. Buon Tolstoj a tutti voi.

La citazione: E la candela con la quale ella leggeva il libro pieno di ansie, di inganni, di dolore e di male, si infiammò d'una luce più vivida che non mai, le illuminò tutto quello che prima era nelle tenebre, scoppiettò, cominciò a oscurarsi e si spense per sempre.

martedì

La prima notte, di Raul Montanari

Ad agosto del 2010 commentando il libro “che tu sia per me coltello” ponevo due domande, la prima: “Può una persona aprirsi onestamente e senza riserve ad un’altra a lei completamente sconosciuta?”. A questa prima domanda la risposta si conferma essere affermativa. Ci sono persone capaci di ammaliarci per caratteristiche insignificanti al resto del mondo, come la capacità di ascoltare, di saper chiedere scusa, di non vergognarsi nel mostrarsi vulnerabili, di non temere il giudizio di chi ci circonda, in breve di essere in sintonia con la nostra magia, “la magia che ci portiamo dentro tutti. Quella che ci fa fare le cose, che ci orienta come se fossimo dei pezzettini di ferro che subiscono l'influenza di un magnete...con la differenza che il magnete non sta fuori, sta proprio dentro”. E quando questa magia si materializza paura e desiderio “le due grandi leggi che regolano la vita di tutti noi” convergono ad un solo fine, un bellissimo, struggente, intimo, gioioso incontro non (o non solo) di corpi ma di anime.
La seconda domanda che ponevo era “ Può l’incontro con l’universo ed il linguaggio di uno sconosciuto essere altrettanto sensuale ed eccitante del primo incontro con il corpo dell’altro?” E in questo libro Montanari risponde forse meglio di grossmann a questa domanda, perché  è un libro sensuale ed eccitante che tra paura e desiderio, tenerezza e passione,  percorre due strade parallele, quella dello svelare all’altro il proprio vissuto e quella della prima notte d’amore, tra passato e presente, tra immateriale e contingente, tra corpo e pensiero…leggete questo stralcio a cavallo di questo parallelo:
"...gli uomini e le donne, secondo me, sono come i loro organi sessuali...Ma sì, confronta un pene e una vagina e sappimi dire! Il cazzo è tutto estroverso, visibile, un po' stupido, prevedibilissimo sia nelle impennate di euforia sia negli sconforti e le depressioni. A volte sa essere cattivo ma spesso invece è buffo e invadente come un cucciolo di labrador. Invece noi siamo introverse, complesse, piegose, labirintiche"
 Entrambi i libri però dimostrano come per poter emozionare non serva raccontare chissà quali avventure (anche se  in questo libro non ve ne mancheranno), ma basti esprimere le proprie esperienze, paure, debolezze e speranze con una sincerità semplice ed essenziale, sintetica ed inconfutabile ... citando D.G. “Un assioma che parli di me e di te e delle cose che la nostalgia rende fragili, vibranti e dolorose"
La citazione: “l'amore di una madre non è qualcosa che si divide e diminuisce, come un pacchetto di patatine che devono essere spartite fra uno, due, più figli. E' piuttosto come la luce che entra in una stanza e illumina ogni oggetto, ogni volto. Se si aggiunge un volto in più, la luce toccherà anche quello in uguale misura, senza togliere nulla agli altri."