Uno sguardo sulle mie letture

Uno sguardo sulle mie letture

mercoledì

Il diavolo e la signora Prym, di Paulo Cohelo


Oggi vi riporto una leggenda citata nel libro "il diavolo e la signora Prym" di Cohelo. La leggenda riguarda il celebre dipinto dell'Ultima cena di Leonardo da Vinci


Quando Leonardo concepì questo dipinto, Leonardo da Vinci si trovò alle prese
con una grande difficoltà: aveva bisogno di dipingere il Bene, nell'immagine di
Gesù, e il Male, nella figura di Giuda, il discepolo che scelse di tradirlo
durante la cena. Dovette interrompere il lavoro a metà, fino a quando non fosse
riuscito a trovare i modelli ideali. "Un giorno, mentre ascoltava un coro, in
uno dei ragazzi vide l'immagine perfetta di Cristo. Lo invitò nel suo studio e
ne riprodusse i lineamenti in vari studi e bozzetti. "Passarono tre anni. Il
dipinto era quasi terminato, ma Leonardo non aveva ancora trovato il modello per
Giuda. Il cardinale- il responsabile della chiesa- lo sollecitò, pretendendo che
terminasse entro breve la sua opera. "Dopo alcuni giorni di ricerche, il pittore
incontrò un giovane prematuramente invecchiato, lacero, ubriaco, che giaceva
riverso in un fosso. Con difficoltà, chiese ai suoi assistenti di condurlo in
chiesa, giacché non aveva più tempo di fare alcun bozzetto. "Il mendicante fu
trasportato fino alla chiesa. Non capiva cosa gli stesse succedendo: gli
assistenti lo tenevano in piedi, mentre Leonardo copiava i lineamenti
dell'empietà, del peccato, dell'egoismo, che apparivano ben marcati su quel
viso. "Quando il lavoro fu ultimato, il mendicante - ormai ripresosi dalla
sbronza- aprì gli occhi e notò il dipinto davanti a sé. E, con un misto di
sgomento e tristezza, disse: "'Ho già visto questo dipinto! "'Quando?" domandò
Leonardo, sorpreso. "'Tre anni fa, prima che perdessi tutto ciò che possedevo.
In quel periodo, cantavo in un coro, e la mia vita era piena di sogni... Un
artista mi invitò a posare come modello per il viso di Gesù.


Il Bene e il Male hanno la stessa faccia. Tutto dipende dal
momento in cui attraversano il cammino di ogni essere umano

domenica

Che tu sia per me il coltello, di David Grossman

  Può una persona aprirsi onestamente e senza riserve ad un’altra a lei completamente sconosciuta? Può l’incontro con l’universo ed il linguaggio di uno sconosciuto essere altrettanto sensuale ed eccitante del primo incontro con il corpo dell’altro? In

una realtà che è, in fin dei conti, solo una coincidenza momentanea su un globo
enorme, brulicante di possibilità che non si realizzeranno mai. Ognuna di loro
potrebbe raccontarci una storia completamente diversa di noi, interpretarci in
modo differente

in questa realtà ci si può innamorare di una donna solo dal suo incrociare le braccia? Forse il libro che ho appena letto di David Grossman “che tu sia per me il coltello” potrebbe rispondere a queste domande attraverso la corrispondenza epistolare tra uno sconosciuto che cerca di accedere all'universo intimo e complesso di una donna. La storia fra due persone proiettate l’una verso l’altra e che lasciano alle spalle i rispettivi matrimoni ridotti ormai a


due persone che si amano pigiate nel barattolo del matrimonio, dove ogni mio
respiro le sottrae qualcosa. Inconsapevolmente, si tiene una contabilità
meschina con la persona che si ama di più. Alla fine tutto diventa calcolo,
bilancio….non solo ci si rinfaccia chi guadagna e chi lavora di più, in casa o
fuori, e chi prende più spesso l’iniziativa a letto. Anche i cromosomi finiti
nella cassa comune vengono in qualche modo conteggiati: a chi il bambino
somiglia di più, e chi invecchia prima mentre l’altro perde il passo.

La scrittura e la storia ne risultano dense, intricate, esigenti, piene di momenti di grande poesia e inventiva, folli, tristemente pungenti, quasi scottanti, asfissianti . Brutta o bella, difficile e coinvolgente, scomoda ma da leggere, una storia che non si sa se odiare o amare, che ci pone di fronte ad una situazione stile Rashomon, dove ogni lettore percepirà la storia differentemente. Ma al di là della valutazione del libro, questa storia mostra quanto sia un'esperienza unica e ricca il poter conoscere una persona, ogni singola persona, senza fretta, gustando le sfumature dell’anima, indispensabili nella comprensione dei desideri, dei drammi infantili, delle gioie ed umiliazioni. Dovremmo abiurare i rapporti “mordi e fuggi” per riscoprire il piacere di una lenta corrispondenza d’amorosi sensi; ogni condivisione, ogni scambio, ogni donarsi, ogni lettera può serbare in se la magia di un primo incontro, rivelare come scoprirsi in un modo nuovo, perché solo così


verrà svelata, a poco a poco, l’essenza particolare che può crearsi tra te e me,
ma mai tra altre due persone

ogni parola scambiata


cadere esattamente dove era attesa da anni

Questo libro dimostra altresì come per poter emozionare non serva raccontare chissà quali avventure della propria vita, essere simpatici e brillanti, ma basti esprimere le proprie paure, debolezze, speranze con una sincerità


semplice ed essenziale, sintetica ed inconfutabile come una formula
matematica, o un’aria di Mozart. Un assioma che parli di me e di te e delle cose
che la nostalgia rende fragili, vibranti e dolorose.